in una valanga dinanzi alla quale la sinistra, Pd in testa, appare assolutamente impreparata. Dunque una vittoria soprattutto politica. E val la pena di sottolineare che più fonti hanno escluso che la scelta di non andare possa legarsi a minacce di terrorismo o di reazioni violente. Semplicemente,
comprendendo la portata del dibattito in atto, che riguarda i laici e il modo di intendere la laicità e non il rapporto tra laici e credenti, il Papa ha lasciato gli intolleranti alle prese con le loro coscienze, li ha lasciati liberi di riflettere sulla circostanza che la censura (tanto più se ingiustificata) è sempre una sconfitta, e ha fatto una scelta che a lungo peserà su una sinistra oscillante e insicura su tutto.
Una sinistra che non sa fuoriuscire dai luoghi comuni del più ottuso giacobinismo, come se in gioco ci fosse ancora il problema del potere temporale del papato e non le domande ultime che ogni uomo si pone. Una sinistra che non sa come fronteggiare l’onda lunga di una sconfitta delle intemperanze laiciste che si è registrata prima in occasione del referendum sulla legge 40 e in seguito con il family day, che ha costretto alla ritirata i promotori dei matrimoni gay.
Il gran rifiuto di Benedetto XVI obbliga ora tutta la sinistra a prendere la parola, a fare distinguo, a rammaricarsi, a vergognarsi, a maledire di nascosto quei docenti saputelli e intolleranti che hanno scatenato una bagarre solo in odio al rettore Guarini, ansiosi di un po’ di pubblicità grazie allo slogan della “ricerca libera”. In altre parole, il Papa li ha “stanati”, ha fatto uscire da un silenzio imbarazzato persino il premier Romano Prodi, che ha aspettato un giorno intero prima di prendere posizione e che alla fine ha dovuto schierarsi con il Vaticano, condannando gli intolleranti: «Condanno i gesti, le dichiarazioni e gli atteggiamenti che hanno provocato una tensione inaccettabile e un clima che non fa onore alle tradizioni di civiltà e di tolleranza
dell'Italia». Una condanna inutile e tardiva, dal punto di vista della vicenda e del suo epilogo, tuttavia utile a far comprendere quanta titubanza complice vi sia nelle ripetute afasìe di un governo che spera sempre che passi la tempesta senza fare nulla per prevenirla, o al limite per contrastarla. Ma non è solo il Pd veltroniano ad avere fatto la figura inaccettabile del “re tentenna”. Anche alla sinistra del Pd i leader sono costretti a marcare le distanze, dal segretario di Rifondazione Franco Giordano, che si dice dispiaciuto per la visita annullata al ministro dell’Università Fabio Mussi che
giudica un grave errore quanto accaduto, temendo tra l’altro che una prevedibile ondata di discredito si abbatta sull’università italiana.
Il paradosso è che anche i docenti di fisica che avevano contestato la visita ora fanno marcia indietro: «Non c'è stato nessun intento di censura nelle due lettere scritte nel novembre scorso dai fisici dell'università di Roma», scrive il direttore del dipartimento di Fisica, Giancarlo Ruocco, spingendosi a dire che in altre occasioni una visita del pontefice sarebbe graditissima.
La fiera dei voltagabbana, dunque, va in scena anche su temi così delicati come il diritto di parola, anche in un’istituzione, l’università, che dovrebbe ospitare i migliori cervelli del Paese. Del resto ad inaugurare la tragicomica sfilata dei “vorrei ma non posso” (non a caso il giorno scelto per inaugurare l’anno accademico, domani, è anche il primo giorno del Carnevale) ci aveva pensato proprio Carlo Maiani, designato alla presidenza del Cnr, il quale prima aveva firmato la lettera per “cacciare” il Papa e poi si era rimangiato tutto. Al solo scopo – come fa notare la deputata di An Angiola Filipponio – di ottenere dal Parlamento l’approvazione ad una nomina «che andrebbe subito ritirata».
Tra tante espressioni di rammarico, sdegno, protesta, imbarazzo, delusione, rabbia, pentitismo gli unici rimasti a festeggiare sono i compagni dei collettivi. Hanno ancora qualche giorno per rifletterci sopra, per capire quanto hanno peccato in collaborazionismo con il “clero oppressore” e con il Papa tedesco che è riuscito a rimettere i ruoli a posto. Alla facoltà di fisica i campioni
dell’oscurantismo, in Vaticano i tutori della cultura illuminata.
16 GENNAIO 2008
il SECOLO D’ITALIA
(Nella foto, Papa Benedetto XVI)
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