giovedì 12 febbraio 2009

Vasto, IL DIRIGENTE DEL SETTORE URBANISTICA NON ESISTE! E CHI LI FIRMA GLI ATTI DI QUEL SETTORE? I DUBBI DI AN/Pdl

Sigismondi: "Il ritardo nell’effettuare le nomine dei Dirigenti evidenzia in maniera inconfutabile l’incapacità del Sindaco Lapenna"


La crisi politico–amministrativa del centrosinistra si sta ripercuotendo inesorabilmente anche all’interno del Comune di Vasto.Dopo il puntuale documento redatto dal Consiglio d’Amministrazione dei servizi sociali, teso a sollecitare l’Amministrazione ad effettuare le nomine necessarie a ristabilire la funzionalità di un così importante servizio, oggi vengo a conoscenza che un’altro settore è nel caos perché privo di un Dirigente. Mi riferisco al settore Urbanistica del Comune di Vasto.Infatti sembrerebbe che la nomina al precedente Dirigente, voluta dal Sindaco Lapenna, sia scaduta il 31 dicembre scorso, e da allora il settore è privo di una figura dirigenziale. Tale situazione è assolutamente insostenibile e denota l’irresponsabilità degli attuali amministratori. I cittadini aspettano risposte sulle osservazioni alle nuove N.T.A., sulla Variante al Piano spiaggia, sul piano di recupero del centro storico, sulle pratiche edilizie presentate allo sportello unico dell’edilizia, e il centrosinistra non mette il settore nelle condizioni di lavorare. Il ritardo nell’effettuare le nomine dei Dirigenti evidenzia in maniera inconfutabile l’incapacità del Sindaco Lapenna e di tutto il centrosinistra di prendere decisioni perché ingessata dalla faida interna tra i partiti che sostengono la maggioranza amministrativa di centrosinistra. Nei prossimi giorni presenterò una interrogazione al Sindaco per fare chiarezza sulla situazione all’interno del settore urbanistica.

LE FOIBE E L'ESODO. LE TRAGEDIE CHE HANNO CONTINUATO A FERIRE L'ITALIA DOPO LA LORO FINE

L'argomento del mese di febbraio non può che essere quello delle foibe e della più complessa vicenda del confine orientale che cominciò nel 1943, circa. Il generale jugoslavo aveva ordinato ai 'suoi' che quel popolo dello stivale e precisamente la parte che si trovava in Venezia Giulia ed in Dalmazia, doveva essere sterminato. I motivi? Quelli politici furono in un certo senso solo un pretesto. In effetti erano puramente etnici. Le cause, naturalmente, sono quelle che un po' tutti conosciamo e che anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha spiegato "....già nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell'autunno del 1943, si intrecciarono 'giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento' della presenza italiana da quella che era, e cessò Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una 'pulizia etnica'." Quello che accadde dal 1945 in poi, però, è in stato tenuto nascosto per tanti anni, sia dai libri di scuola, sia dai media in generale, perché non faceva comodo a parte della sinistra italiana, evidentemente in quanto la questione foibe ed esodo la riguardava da vicino; o meglio, riguardava gli avi dei loro movimenti politici, i partigiani italiani, troppo spesso immischiati nelle vicende di sangue che riguardarono il confine orientale. Ma cosa successe in particolare? Cosa sono le foibe? Perché l'esodo? Il generale Tito, dunque, aveva dato mandato di sterminare quel popolo, gli Italiani, e così i partigiani jugoslavi fecero. Dopo aver seviziato le donne e torturato gli uomini con metodi a dir poco barbari, spesso complici i partigiani italiani, li gettavano, quasi sempre legati con filo spinato, nelle foibe, che in realtà sono delle cavità carsiche naturali, profonde a volte anche 200 metri. Dunque dei veri e propri massacri che coinvolsero migliaia di italiani, 'rei' solamente di essere tali. Donne seviziate, accoltellate ai seni, torturate e poi gettate mezze vive dentro queste profonde 'fosse comuni'; gli uomini fucilati e gettati giù. Circa 10mila gli Italiani uccisi, non solo infoibandoli, ma anche mediante le deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi comunisti. Poi l'esodo. Migliaia e migliaia di persone costrette a fuggire ed emigrare nel sud Italia, per non essere sterminate e per conservare l'identità italiana. Una tragedia, dunque, sia considerando le migliaia di persone uccise, sia considerando quelle che hanno dovuto lasciare la propria terra, la propria casa, gli affetti e quant'altro lega alla terra natìa. Uomini, donne e bambini costretti ad imbarcarsi ed a partire senza una meta precisa e con la possibilità di non rivedere ma più la zona, la regione in cui si è cresciuti. Ma la tragedia non è certamente conclusa. In realtà è finita nel 2004. Sì, perché dimenticare per anni una tragedia che ha interessato la propria terra,oscurandola ovunque e soprattutto sui testi scolastici sui quali i ragazzi e le ragazze potrebbero formarsi una coscienza critica, in un certo senso significa perpetrare nell'errore. Solo nel 2004, una legge approvata dal Parlamento italiano, ha istituito il 10 febbraio quale 'giorno del ricordo'. Ricordiamo tutti, una vicenda che ha colpito l'Italia e i nostri antenati. Ricordare significa rispettare chi per quelle vicende ha sofferto e continua a soffrire. Una ferita, quella che gli esuli hanno, che difficilmente si rimargina, anzi, è impossibile. Le immagini dei propri parenti ‘tirati fuori’ da quelle gole senza fondo; i corpi martoriati, straziati, quasi irriconoscibili, difficilmente si riescono a cancellare dalla memoria. C’è chi ancora piange, chi è rimasto scioccato da questa tragedia, proprio perché colpito in primis, come colpito è stato il Popolo italiano. Ricordare è doveroso ed anche utile per non ripetere gli errori della storia.

Marco di Michele Marisi

martedì 10 febbraio 2009

Vasto, RIUNIONE DEI DIRETTIVI DI FI/Pdl, AN/Pdl e COMITATO CIVICO/Pdl.INSIEME PER IL POPOLO DELLA LIBERTA'

Si è svolta Domenica 8 febbraio,a Vasto,la riunione dei direttivi di FI./Pdl, AN/PdL, Comitato Civico/PdL. L’incontro, presieduto dai Presidenti di circolo, Rino Piccirilli, Etelwardo Sigismondi e Luigi Marcello, ha sancito la costituzione di un coordinamento politico al quale affidare la fase costituente in sede locale del nascituro Partito unico del centrodestra, che vedrà la luce al termine del congresso nazionale fissato per il 27-28-29 marzo.
Nel corso degli articolati interventi sviluppati dai partecipanti, una attenzione particolare è stata riservata all’analisi del voto alle ultime regionali, che ha visto il Popolo della Libertà riconfermarsi come primo partito cittadino per numero di suffragi, ed alla fallimentare situazione politico-amministrativa in cui versa il Comune. A tal proposito è stato sottolineato come l’attuale Amministrazione di centrosinistra, abbia visibilmente deluso la maggior parte dei vastesi ed il grado di paralisi amministrativa determinato dalle liti intestine in seno alla maggioranza e dalla ricerca di un rimpasto in Giunta che il Sindaco Lapenna non riesce a gestire. Accuse sono state rivolte all’Amministrazione anche per i colpevoli ritardi nell’approvazione di alcuni importanti documenti di programmazione e per l’esame delle osservazioni alle Nta del Piano Regolatore: “un atteggiamento che rivela quanto fossero fondate le accuse del centrodestra nel rimproverare all’Amministrazione ed all’Assessore Suriani, la volontà di bloccare comunque ed in ogni modo il Piano Regolatore a tutto discapito dei cittadini e dell’economia locale”.Presenti alla riunione i consiglieri regionali Giuseppe Tagliente e Nicola Argirò, l’On. Nicola Carlesi, il Consigliere provinciale Manuele Marcovecchio, i Consiglieri comunali Giangiacomo, Ciancaglini e Notarangelo.

lunedì 9 febbraio 2009

FRANE A VASTO

Torna di attualità il tema “frane” a Vasto: un tema, ma soprattutto un problema, che nessuno ha potuto o potrà mai risolvere. In questi giorni si accavallano notizie che appaiono più pettegolezzi e discussioni da bar che analisi critiche e tecniche del fenomeno. Ho scritto fenomeno anche se avrei dovuto scrivere “fenomeni” perché le tipologie di frana a Vasto sono diverse e, conseguentemente, richiedono interventi diversi. Per non fare sfoggio di cultura geologica limitiamoci a quella che interessa il solito costone orientale e segnatamente via Magnacervo che da anni è “difesa” da uno, anzi due muraglioni di sostegno che, da che io ricordi, sono sempre stati la bisogna dire che il loro “mestiere” lo hanno svolto egregiamente. Sono passati tanti anni, la passata giunta regionale (di centrodestra) ha assegnato una cospicua somma di denaro, grazie alla quale si è sistemata gran parte della falesia, tra l’altro prevalentemente con interventi di ingegneria naturalistica. Interventi sufficienti? Certamente no, anche se particolarmente importanti ed utili; perché non sufficienti? Per il semplice motivo che le condizioni climatiche, l’intensità del traffico, la scarsa attenzione alla manutenzione delle infrastrutture idrico-fognanti hanno alterato le condizioni di base e di partenza delle osservazioni che hanno portato ad un certo progetto. La zona di via Magnacervo si trova su una sorta di “sperone” che separa due nicchie di frana, storicamente accertate, quella corrispondente alla frana del 1956 a sud e quella corrispondente alla frana del 1942 a nord, in pratica dell’Anghella. Questo sperone, così come quello di Palazzo d’Avalos, pur se resistente e consistente è soggetto all’erosione degli agenti atmosferici, della gravità e, naturalmente, dell’uomo. Tra l’altro mi permetto di osservare che lungo la Loggia Amblingh, appena dopo la Cappelletta della Madonna della Catena, le fessure sulla pavimentazione “sembrano” allargarsi” e, soprattutto, si ha la sensazione di abbassamento della stessa. Questo il punto: occorre conoscere se i lavori che sono stati realizzati (o in via di completamento) ora sono sufficienti (proprio perché importanti) e questo potrà avvenire attraverso il “monitoraggio”, con le opportune attrezzature, del costone orientale.

Elio Bitritto
(Nella foto, la frana del '56)

FINI: "PINUCCIO TATARELLA, SUA PRIMA IDEA PDL. UOMO DI BIPOLARISMO COMPIUTO"

'Tatarella (nella foto) era un uomo del bipolarismo compiuto. Va sicuramente annoverato tra i più convinti assertori dell'idea che, in una moderna democrazia bipolare, cio' che unisce sia altrettanto importante di ciò che divide'. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ricorda Pinuccio Tatarella a dieci anni dalla sua scomparsa in un intervento realizzato per il prossimo numero della rivista 'Con' e ripreso dal Tempo in edicola oggi.Per Ignazio La Russa, in un articolo su Libero, "Pinuccio Tatarella dalla vita ebbe un talento particolare: la lungimiranza politica. Non una dote divinatoria, sia chiaro. L'uomo sapeva interpretare le dinamiche politiche meglio di altri. Leggeva le curve della politica Sapeva capire in anticipo dove sarebbero andate a finire. Ecco perché, a dieci anni dalla sua scomparsa, il pensiero tatarelliano, la sua enorme produzione pubblicistica e politica, rimangono di stretta attualità. Sorprendente, forse, per chi non ha avuto l'opportunità di conoscerlo bene. Non per noi dirigenti della destra che, al suo fianco, eravamo cresciuti. Politicamente e umanamente". "Il suo progetto della grande casa comune dei moderati del centro destra prende corpo con la nascita del Pdl". Sottolinea invece Maurizio Gasparri."Ricordiamo con gioia e con il sorriso il nostro amico, l'intelligenza più preziosa della destra italiana del nostro tempo, che accanto a Gianfranco Fini ha svolto un ruolo decisivo per la crescita e la trasformazione della democrazia italiana", ha aggiunto. "C'è chi vive a lungo senza lasciare traccia, c'è chi in un tempo troppo breve segna il cammino di tanti. Tatarella è tra questi", ha poi sottolineato, "è per questa ragione che sul dolore per la sua assenza prevale la gioia per la vittoria del suo grande disegno".

ELUANA: MORTA PER FAME E PER SETE

Sospesa la moratoria sulla pena di morte

Troppe voci a favore o contro la sentenza di morte per Eluana e troppo contradditorie rispetto a precedenti simili situazioni; Siamo sempre pronti a scendere in piazza e raccogliere firme per evitare l’abbattimento di un albero, comunque di un “vegetale”, ma non per Eluana: siamo pronti a invocare “nessuno tocchi Caino” ma non Eluana: siamo pronti a indignarci se un animale o una pianta non vengono nutriti ma Eluana può morire di fame e di sete. Per non farci mancare niente, siamo veramente tutti convinti che una bella ragazza di 17 anni, qual’era ed appariva, avesse già pensato a programmare la sua morte? “Ma è praticamente un vegetale che non può decidere, non sa decidere, dipende dagli altri, ecc.”. Ed allora i deficienti e cretini patologici, gli ammalati gravi tipo Parkinson o Alzheimer, i neonati che dipendono totalmente dagli altri e possono solo “respirare autonomamente” come Eluana, li dovremmo eliminare tutti! E quel dubbio che non li sfiora nemmeno: mai nessun caso di “risveglio”? Sappiamo con certezza assoluta cosa pensa il “vegetale” a letto o se ed in che modo soffre?. Mi sa, cara Eluana che forse, se tu vivessi, ti vergogneresti di queste considerazioni e chiederesti di andartene piuttosto che vivere in questa ipocrisia totale. Dove ti stanno mandando starai certamente meglio, molto meglio.

Elio Bitritto