MAGGIORANZA IN CRISI sulla Rai che dovrà bloccare le nomine fino alla presentazione del piano industriale e la CdL che non riesce a completare il colpaccio per l'assenza dei senatori di Storace.
I leader dell'Unione avevano messo le mani avanti dicendo che il voto sulla questione Rai non avrebbe influito sul governo ed invece è finita con Mastella uscito dall'aula annunciando che non c'è più la maggioranza e l'Unione costretta a ritirare la propria mozione per evitarne la bocciatura. Unica nota amara di questa giornata a Palazzo Madama che molto probabilmente ha accorciato la durata del governo Prodi, la bocciatura della mozione presentata dalla CdL per soli due voti, rivelando determinante l'assenza di Storace e degli altri due senatori della Destra che non hanno partecipato né al dibattito né al voto.Alla fine è stata approvata solo una parte del dispositivo presentato da Bordon e Manzione che impegna il governo "ad adottare tutte le iniziative urgenti e necessarie per evitare che si possa comunque procedere a nuove nomine prima che sia stato definito ed approvato il piano industriale della RAI e i piani editoriali coerenti con questo, che sono gli strumenti fondamentali per ridefinire la strategia dell'azienda".Sin dalla mattinata si era capito che le difficoltà per la maggioranza c'erano ancora tutte, dati i distinguo di varie componenti minori all'interno dell'Ulivo: dai diniani che annunciavano voto contrario a Bordon e Manzione che aspettavano il comportamento dell'Unione sulla propria mozione e poi qualche sorpresa al momento del voto. E proprio il documento di Manzione e Bordon ha fatto esplodere tutte le contraddizioni all'interno della maggioranza, dopo la bocciatura sul filo del rasoio delle mozioni presentate dalla CdL e dal leghista Calderoli. Al momento del voto è stato chiesto di dividere il dispositivo in quattro parti separate. Il primo che chiedeva l'immediato azzeramento del CdA della Rai veniva bocciato nettamente (solo 15 i voti favorevoli), ma appoggiato dai senatori dell'Italia dei Valori, mandando in bestia Mastella che usciva polemicamente dall'aula annunciando che non avrebbe più votato e chiedendo un chiarimento politico. Bocciatura anche per il secondo, nonostante il parere favorevole del governo e dell'Unione. Solo 149 i favorevoli e 156 i contrari. Il terzo punto veniva approvato quasi all'unanimità, ma il quarto, anch'esso appoggiato da governo e Unione veniva respinto con 145 sì e 158 no. A questo punto la maggioranza vedendo che al fronte dei contrari si erano aggiungi altri senatori (Polito, Tonini, la Negri) capiva che non sarebbe riuscita in alcun modo a far approvare la propria mozione e preferiva ritirarla, cercandosi di giustificare col fatto che bloccare le nomine in attesa del piano industriale faceva parte anche del proprio documento.Un tentativo patetico di coprire i problemi politici aperti all'interno dell'Unione. ''Al di là della decisione di Storace di non partecipare al voto che è una scelta politica, il momento focale di questo dibattito -osserva Altero Matteoli, presidente dei senatori di AN- è stato quando la senatrice Finocchiaro si è alzata in piedi e ha annunciato il ritiro della risoluzione della maggioranza: è stata la resa della maggioranza di fronte all'impossibilità di andare avanti. Lì abbiamo visto in maniera palmare la fine del governo Prodi''.E' poi iniziata la resa dei conti con la sinistra ad accusare i centristi, mentre nel centrodestra Forza Italia, Lega e Alleanza Nazionale hanno criticato le assenze di Storace e degli altri due senatori del suo movimento. Una seduta lunga e movimentata aperta dall'intervento del ministro Padoa Schioppa che invano aveva cercato di giustificare la scelta di revocare Petroni, suscitando vivaci critiche laddove aveva dichiarato che la sua non era stata una mossa politica e che l'intento non era quello di occupare la Rai. "Padoa Schioppa è incommentabile, fa finta di non essere un ministro del governo ma un semplice funzionario" ha commentato Matteoli. "Vuol farci credere -ha aggiunto- che le sue inopinate decisioni sulla Rai siano state dettate da mere ragioni tecniche e non politiche. Con il suo comportamento, dettatogli da Prodi, il governo ha messo le mani sulla Rai, questa è la verita' acclarata dai fatti. Se l'avesse fatto Berlusconi, ci sarebbero in piazza i girotondi, manifestazioni urlanti l'avvento della dittatura. L'ha fatto Prodi e tutto dovrebbe passare liscio senza colpo ferire".Nel dibattito per AN sono intervenuti i senatori Marcello De Angelis e Alessio Butti. Il primo ha evidenziato che "nel suo deludente intervento il ministro Padoa-Schioppa ha denunciato le interferenze politiche nella gestione della RAI, criticando però l'inoppugnabile diritto del Parlamento e della Commissione di vigilanza a controllare l'operato dell'azienda pubblica e del Governo. È invece proprio la sostituzione del consigliere Petroni, avvenuta senza una preventiva consultazione della Commissione di vigilanza, a costituire una criticabile interferenza politica nella gestione dell'azienda". Inoltre per De Angelis "il Ministro non ha spiegato le reali mancanze del consigliere sostituito, che tra l'altro non ha mai ricevuto dal Ministero direttive o indicazioni concrete, e ha giustificato tale sostituzione con l'esigenza di sbloccare una situazione di stallo, su cui dovrebbe essere invece chiamato a rispondere il direttore generale, unico dotato di poteri di iniziativa. La sensazione -ha concluso- è che, finiti tutti i gradi di giudizio, i ricorsi, probabilmente Petroni ritornerà ad essere consigliere di amministrazione della RAI, mentre Padoa Schioppa tra qualche mese Ministro non lo sarà più".Butti ha invece sottolineato che "la presenza in video da parte di esponenti della sinistra è tale da mettere a disagio i ricercatori e gli analisti dell'osservatorio di Pavia. Sulle redazioni regionali i numeri a favore della sinistra sono addirittura paradossali. Senza contare le 240 apparizioni di Walter Veltroni in video RAI in circa due mesi". Il capogruppo di An in Commissione di Vigilanza ha anche lanciato una proposta provocatoria al centrosinistra: "Liberate la Rai da Veltroni e poi, insieme, penseremo a come liberarla anche dai partiti". Poi ricordando che l'Unione sulla Rai non ha ancora trovato una posizione unitaria, ha aggiunto: "Alleanza Nazionale sa cosa vuole: chiede l'esproprio politico della RAI. In attesa di TAR e Consiglio di Stato chiediamo due segnali per poter discutere serenamente: un presidente di garanzia che non si ricordi di essere tale solo nelle fasi di emergenza e la sospensione del piano scientifico di occupazione della RAI ordito dalla sinistra".Inoltre Butti ha chiesto provocatoriamente: "Non siamo riusciti a capire come mai il ministro, denunciando la situazione catastrofica dell'azienda ha revocato solo il consigliere Petroni e non anche il presidente del Consiglio di amministrazione, anch'esso di nomina ministeriale? Ciò dimostra l'inequivocabilità del fatto che si è trattato soltanto di una scelta politica. Il ministro Padoa Schioppa -ha concluso- sarà ricordato non solo per avere aumentato le tasse, ma anche, dopo le vicende di Petroni e del generale Speciale, come la maschera tecnocratica che ha coperto l'ingordigia della sua maggioranza".
Da: destrasenato.it
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