Romano Prodi reo confesso a Porta a Porta ammette che nella Finanziaria le tasse non diminuiranno. "Non ci sono le risorse - sottolinea il premier - per modificare le aliquote Irpef". Parole che smentiscono i trionfalismi dei giorni scorsi, quando il professore celebrava il buon andamento dei conti pubblici e prometteva concrete riduzioni delle tasse.
Resta, inoltre, da capire se il governo taglierà l'Ici sulla casa, come più volte promesso da alcuni suoi ministri. "Ne devo parlare prima con i miei alleati e le parti sociali - taglia corto Romano Prodi che rinvia ogni annuncio al 30 settembre, giorno del varo della Finanziaria. Ma i cittadini, come certificano tutti i sondaggi d'opinione, non sono più disposti ad ascoltare le bugie del professore e sperano che se ne vada a casa al più presto.L'opposizione attacca il premier sulla mancata riduzione delle tasse e lo invita a gettare la spugna: "Come un reo confesso - osserva Altero Matteoli - Prodi ha candidamente ammesso che nella prossima finanziaria non abbasserà le tasse agli italiani. Ma ad agosto non era lui che aveva trionfalmente annunciato il contrario? - chiede il presidente dei senatori di An. Non avevamo dubbi - aggiunge - sulle reali intenzioni di Prodi sulle tasse ma è ora che getti la spugna o che qualcuno lo faccia per lui. L'Italia non può essere ulteriormente guidata da uno come Prodi che per tirare a campare cambia idea continuamente, denunciando peraltro una cattiva conoscenza dell'andamento dei conti dello Stato che, a suo dire, ieri andavano a gonfie vele fino a consentire una riduzione delle tasse ed oggi - conclude Matteoli - improvvisamente arrancano tanto da impedirlo".Sui costi e gli sprechi della politica, un tema in questi giorni fortemente cavalcato da Beppe Grillo, il premier Romano Prodi non ritiene che "la società civile sia meglio della sua classe politica". E invita il comico genovese a non limitarsi al ruolo del fustigatore della politica e a passare alle proposte, dicendo "cosa vuole fare con i lavavetri, come affrontare i problemi e risolverli". Per Gianfranco Fini quella di Grillo sulle liste civiche è "francamente un'idea un pò presuntuosa perchè metterebbe - aggiunge il leader di AN - un bollino di garanzia o un certificato di qualità sulle liste civiche. A meno che quello di Grillo non sia un tentativo di nascondere la volontà di far sorgere un movimento elettorale senza però rivendicarne una diretta paternità".Pungolato da Bruno Vespa e dai suoi ospiti, Prodi riconosce infine la fragilità della sua maggioranza, "potrei cadere per un incidente parlamentare perchè la maggioranza è risicata", ma esclude la necessità di un rimpasto di governo come auspicato nei giorni scorsi dal segretario Ds Fassino. E a chi gli chiede se la marcia del 20 ottobre organizzata dalla sinistra radicale potrebbe indebolirlo, il premier si mostra ottimista: "nessuna rottura nel governo sul protocollo di riforma sul welfare, anche dopo la bocciatura della Fiom-Cgil". Peccato che la sinistra radicale non la pensi allo stesso modo e intenda scendere in piazza contro il governo, non ascoltando i moniti dell'ala riformista della maggioranza che ha minacciato più volte la crisi di governo qualora ministri e segretari di partito decidessero di protestare contro un esecutivo di cui fanno parte e sostengono nelle aule parlamentari.
Resta, inoltre, da capire se il governo taglierà l'Ici sulla casa, come più volte promesso da alcuni suoi ministri. "Ne devo parlare prima con i miei alleati e le parti sociali - taglia corto Romano Prodi che rinvia ogni annuncio al 30 settembre, giorno del varo della Finanziaria. Ma i cittadini, come certificano tutti i sondaggi d'opinione, non sono più disposti ad ascoltare le bugie del professore e sperano che se ne vada a casa al più presto.L'opposizione attacca il premier sulla mancata riduzione delle tasse e lo invita a gettare la spugna: "Come un reo confesso - osserva Altero Matteoli - Prodi ha candidamente ammesso che nella prossima finanziaria non abbasserà le tasse agli italiani. Ma ad agosto non era lui che aveva trionfalmente annunciato il contrario? - chiede il presidente dei senatori di An. Non avevamo dubbi - aggiunge - sulle reali intenzioni di Prodi sulle tasse ma è ora che getti la spugna o che qualcuno lo faccia per lui. L'Italia non può essere ulteriormente guidata da uno come Prodi che per tirare a campare cambia idea continuamente, denunciando peraltro una cattiva conoscenza dell'andamento dei conti dello Stato che, a suo dire, ieri andavano a gonfie vele fino a consentire una riduzione delle tasse ed oggi - conclude Matteoli - improvvisamente arrancano tanto da impedirlo".Sui costi e gli sprechi della politica, un tema in questi giorni fortemente cavalcato da Beppe Grillo, il premier Romano Prodi non ritiene che "la società civile sia meglio della sua classe politica". E invita il comico genovese a non limitarsi al ruolo del fustigatore della politica e a passare alle proposte, dicendo "cosa vuole fare con i lavavetri, come affrontare i problemi e risolverli". Per Gianfranco Fini quella di Grillo sulle liste civiche è "francamente un'idea un pò presuntuosa perchè metterebbe - aggiunge il leader di AN - un bollino di garanzia o un certificato di qualità sulle liste civiche. A meno che quello di Grillo non sia un tentativo di nascondere la volontà di far sorgere un movimento elettorale senza però rivendicarne una diretta paternità".Pungolato da Bruno Vespa e dai suoi ospiti, Prodi riconosce infine la fragilità della sua maggioranza, "potrei cadere per un incidente parlamentare perchè la maggioranza è risicata", ma esclude la necessità di un rimpasto di governo come auspicato nei giorni scorsi dal segretario Ds Fassino. E a chi gli chiede se la marcia del 20 ottobre organizzata dalla sinistra radicale potrebbe indebolirlo, il premier si mostra ottimista: "nessuna rottura nel governo sul protocollo di riforma sul welfare, anche dopo la bocciatura della Fiom-Cgil". Peccato che la sinistra radicale non la pensi allo stesso modo e intenda scendere in piazza contro il governo, non ascoltando i moniti dell'ala riformista della maggioranza che ha minacciato più volte la crisi di governo qualora ministri e segretari di partito decidessero di protestare contro un esecutivo di cui fanno parte e sostengono nelle aule parlamentari.
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