Il presidente di AN, in una intervista a "La Stampa", sulla sicurezza dice: "Necessario rivedere la legge Gozzini, occorre certezza della pena. Ridurremo i tempi della giustizia".
Dopo un'ora trascorsa a ragionare sui temi della sicurezza e della giustizia, durante la quale il Presidente di AN, Gianfranco Fini (nella foto) ha usato espressioni come «giro di vite» e «tolleranza zero» («e non mi vergogno di usarle»), era inevitabile chiedergli se non c'è contraddizione nell'invocare rigore e fermezza quando, nel Popolo della Libertà, stanno per entrare candidati sotto indagine o condannati, anche in via definitiva. «I diritti civili, e cioè la facoltà di votare ed essere votati, li regolano i codici. Mi rendo conto che il politico deve essere al di sopra di ogni sospetto, e vale per Giulio Cesare e per la moglie di Giulio Cesare. Ma bisogna fare attenzione, perché spesso i reati contestati sono di piccola portata o addirittura reati di opinione...».
Nel Pdl saranno in lista indagati o condannati per delitti di altra natura?
«Credo che se uno è indagato o, a maggior ragione, condannato per reati particolarmente odiosi, come la corruzione, o che abbiano a che fare con l'associazione mafiosa, opportunità vorrebbe che nella composizione delle liste ci fosse più rigore e più scrupolo. Parlo anche solo di opportunità: in attesa di sentenza definitiva, si può anche saltare un giro».
Propone di rivedere le liste?
«Dico semplicemente che possiamo ragionare insieme se metterli in lista oppure no. Credo di poter chiedere rigore perché, in venticinque anni di Parlamento e in venti di leadership nel mio partito, i magistrati che conosco li ho conosciuti in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario».
Questa è la conclusione. Si era partiti dalla proposta di castrazione chimica dei pedofili. Un po' truculenta, no?
«Per niente. Il pedofilo è un malato che necessita di interventi terapeutici. So che il termine castrazione è respingente, ma si tratta di una cura a cui sottoporre chi la accettasse. Non penso che l'inasprimento delle pene, proposto da altri, sia utile per bloccare chi delinque obbedendo a una pulsione, a una libido. E quando il pedofilo esce dal carcere, quattro o cinque anni dopo, non è ancora tale? Senza contare che per i detenuti esistono ancora troppi benefici».
Troppi? Li volete ridurre?
«Per esempio quelli previsti dalla legge Gozzini (che accorcia i tempi di detenzione). E' una legge che va rivista in senso restrittivo».
Per tutti?
«Non sono un giurista. Si vedrà nel dettaglio. Ma i benefici vanno tolti, per esempio, ai plurirecidivi, a chi non dà segni di ravvedimento, a chi ha commesso reati particolarmente gravi. Chi viene condannato a dieci anni, si faccia dieci anni».
Le carceri scoppiano. I carcerati vivono condizioni disumane.
«Sì, ma è un'assurdità fare l'indulto perché mancano carceri. Si costruiscano carceri nuove. Si continua a prestare attenzione ai diritti dei colpevoli e non a quelli delle vittime».
Le carceri non si costruiscono in due giorni.
«D'accordo, ma la strada è un'altra. Ritengo che le pene non debbano essere per forza detentive. Tanti possiamo mandarli a lavorare. I condannati per piccoli reati puliscano le strade, i giardini pubblici. Insomma, a me preme che ci si ficchi in testa una cosa: la responsabilità penale è personale. Chi sbaglia paghi, senza che si tirino in ballo gli aspetti sociologici, tanto cari alla sinistra, su dove uno è cresciuto e che sfortuna ha avuto...».
Rutelli non ha torto quando propone di levare la patria potestà ai genitori che mandano i bambini all'accattonaggio o alla delinquenza.
«Sono cose che diciamo anche noi, da anni. Ma piuttosto la sinistra dovrebbe avere il coraggio di riconoscere che esistono gruppi etnici i cui costumi rendono per la gran parte impossibile l'integrazione».
La sinistra, a partire da Veltroni, sulla sicurezza non sembra tanto lassista.
«Adesso ci sono arrivati. Finalmente hanno capito che la sicurezza è un'esigenza sentita soprattutto nelle classi più economicamente disagiate. La criminalità diffusa colpisce specialmente loro. Però rimane distanza fra quello che si dice e quello che si fa. Il pacchetto sicurezza si è rivelato più un pacco che un pacchetto».
A Roma sono state rase al suolo le baraccopoli. Faceva male vedere vecchi e bambini in fila sotto la pioggia.
«Fa molto male. Per questo dobbiamo essere implacabili nella gestione dell'immigrazione e nel rispedire ai paesi d'origine i comunitari, come i romeni, che vengono qui senza lavoro, e vivono di criminalità o di espedienti».
Però non pare che ci siano proposte concrete, ma solo enunciazione di propositi.
«Noi, a differenza di Veltroni, di questi temi ci occupiamo da sempre. Non abbiamo bisogno di proclami. Io sono felice di aver fatto leggi come quella sull'immigrazione, con Bossi, o sulle droghe, con Giovanardi. Io sulle droghe sono inflessibile, ma non un mostro. So qual è il dramma dei ragazzi e delle loro famiglie. Per questo, e non lo si dice mai, nella mia legge è contemplata la possibilità - siccome lo spacciatore è spesso tossicodipendente - di scontare la pena in comunità. E nella prossima legislatura vogliamo ridurre i tempi della giustizia».
Come?
«Troveremo il modo. Noi aiuteremo i magistrati ma i magistrati devono aiutare noi, non ammettendo la sciatteria e il lassismo che albergano anche nella loro categoria».
E' dell'idea di abolire uno dei tre gradi di giudizio?
«No. Non sono giustizialista. Il giustizialismo è la caricatura della giustizia. Sono garantista e per la giustizia. Ma quella vera e non piagnona».
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