lunedì 17 dicembre 2007

INTERVISTA DI GIANFRANCO FINI A "IL RESTO DEL CARLINO" DEL 14 DICEMBRE 2007

(Nella foto, il Presidente di AN, On. Gianfranco Fini)

Intervista a Fini: «Il Cavaliere flirta con Veltroni? Potrei fargli una sorpresa... Intanto dopo le Europee entriamo nel Ppe»

di ANDREA CANGINI

Gianfranco Fini, i vent'anni di segreteria della destra coincidono con l'apice di una tenzone, quella con Berlusconi, che in fin dei conti ha molto a che fare con la leadership dell'intera coalizione. Cominciamo dunque dal passato, per poi naturalmente arrivare al presente.

Presidente Fini, Almirante durò 21 anni e lei ha appena festeggiato i vent'anni trascorsi alla guida del Msi-An. Come mai la destra ha leader così longevi"?
«Nel mio caso, la longevità si spiega col dato anagrafico: quando Almirante decise di chiedere al partito un salto generazionale io avevo solo 35 anni. Più della bravura personale, ha contato la mia giovane età».

Quando ha capito che sarebbe diventato segretario?

«Solo quando, a Mirabello, Almirante, che era già malato, disse pubblicimente che il congresso avrebbe dovuto affidarsi a un giovane per dimostrare che la destra guardava avanti e non era legata alle nostalgie del passato».

Si sarà attirato l'odio di molti...
«Beh, diciamo che i coetanei di Almirante non la presero bene. E infatti a sostegno di Rauti si creò un cartello di dirigenti qualificati, ma non proprio giovanissimi».

Chi le fu più vicino al congresso di Sorrento?
«La Russa e Gasparri, che erano nel Fronte della Gioventù con me, e poi l'indimenticabile Pinuccio Tatarella»,

Era pensabile, allora, una simile evoluzione?
«No, ma eravamo già allora consapevoli della forza delle nostre ragioni e della capacità di raccogliere consensi indipendentemente dalla legge elettorale».

Lo dice riferito al presente?
«Esatto. Pensi che dopo l'introduzione del maggioritario riunii il partito per discutere su come fare politica fuori dal Parlamento».

E invece...
«Invece, la storia è andata diversamente. Ma non perché, come si dice, Berlusconi ci ha sdoganati...».


Ma?
«Ma perché si scoprì che uomini dell'ancora Msi potevano essere eletti sindaco a furor di popolo. Capimmo allora d'essere competitivi, non l'abbiamo più scordato».

Poi, venne Fiuggi.
«Sì, e ancora ricordo i tanti che mi dicevano 'ma chi te lo fa fare, che bisogno hai di cambiare?'».

A proposito di Fiuggi. Chi c'era, ricorda il suo silenzio a fronte delle lacrime di militanti e dirigenti. E' davvero così freddo come vuole apparire?
«Ero tutt'altro che sereno, avvertivo dentro di me una fortissima scossa emotiva, ma il mio carattere mi porta a non far trasparire le emozioni. E' una questione di autocontrollo, ma le assicuro che mi emoziono come chiunque altro».

Ciclicamente, sui temi 'etici' lei sembra fuggire dal Dio, Patria, famiglia caro a molti in AN...
«Ho grande rispetto per chi crede, ma purtroppo non ho il dono della fede. Ritengo però che certi valori religiosi siano radicati nella società italiana, ma che vadano declinati in maniera laica».

Veniamo all'oggi. E' singolare vedere un maggioritarista come lei fare corpo con i partitini in difesa del proporzionale...
«Con molti di loro l'alleanza è tattica, non strategica. Il proporzionale non è in contraddizione col bipolarismo, e infatti difendo il principio per cui l'elettore ha il diritto di scegliere il partito, la coalizione e il candidato premier».

Realisticamente, crede che ci siano le condizioni per un accordo sulla legge erettorale?
«Non sarà facile. Vede, è evidente che, difendendo l'orrida bozza Bianco e insistendo per l'elezione dei parlamentari a livello circoscrizionale anziché nazionale, Veltroni e Berlusconi dimostrano che esiste un accordo per favorire i loro rispettivi partiti».

Ma?
«Ma se pensano di chiudere la partita tra loro e magari con Rifondazione, si illudono».

Perché?
«Perché, come ha detto Mastella, il governo cadrebbe. E se non cade, si fa il referendum, che io continuo a sostenere in maniera convinta.
Comunque vada, insomma, sarò soddisfatto».

Col referendum, lei e Berlusconi dovrete mettervi assieme.
«Certo. E la cosa divertente è che, per vincere, Berlusconi dovrà trattare preventivamente con me, con Casini, con Bossi...».

E se lui e Veltroni volessero presentarsi da soli?
«Non andrebbero da nessuna parte. Se Berlusconi pensa di costringerci ad un'alleanza subordinata dopo il voto, stia attento: potrebbe trovare una sorpresa».

Ovvero?
«Se lo dico a lei, che sorpresa sarebbe?».

Berlusconi chiede un vertice dell'opposizione...
«Prima di aderire, vorrei capire se saranno presenti tutti e con quale spirito».

E' vero che ha preso male la satira di Striscia sulla sua compagna?

«No, è una balla colossale».

La democrazia è in pericolo come dice Beriusconi?
«Quello della pubblicazione di intercettazioni, peraltro non penalmente rilevanti, è un male antico, ma Berlusconi avrebbe dovuto denunciarlo anche quando nel mirino erano D'Alema o Mastella».


AN si chiamerà Alleanza per l'Italia?

«Falsissimo, quello è solo il titolo di una grande manifestazione che faremo a Milano per confrontarci con nuovi soggetti, politici e no».

Può escludere, oggi, la sua candidatura al Campidoglio?
«No, così come non escludo di candidarmi alla Presidenza del Consiglio. Io lavoro per l'unità del centrodestra sulla base di valori e regole condivise, certe decisioni dipenderanno anche dall'esito del confronto con Berlusconi».

Non teme che, se passa il proporzionale senza le riforme Istituzionali, la destra possa ritrovarsi nelle condizioni di vent'anni fa: magari col 12%, ma sistematicamente fuori dal Governo?
«No, anche se Berlusconi pare non averlo capito, non è pensabile che la destra sia esclusa da una logica di alleanze. Se non sarà possibile con lui, lo faremo con altri: le ricordo che il quadro politico è in movimento e le novità non mancheranno».

A quando l'ingresso di AN nel Ppe?
«Il Ppe ha smesso da anni di essere la casa dei democristiani, ci entreremo una settimana dopo le elezioni Europee del 2009».

Data pubblicazione: 14/12/2007

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