Finanziaria stroncata senza precedenti. Dopo i richiami del Fondo monetario internazionale e del commissario Ue Almunia, la manovra viene stroncata anche dalla Banca d'Italia e dalla Corte dei Conti. Nel corso dell'audizione al Senato il governatore Draghi e il Presidente della magistratura contabile Tullio Lazzaro non hanno nascosto le loro perplessità su una Finanziaria che aumenta la spesa pubblica e rinvia nel tempo l'obiettivo del pareggio di bilancio.Il numero uno di Bankitalia ha lanciato un duro monito al Governo: "La manovra non sfrutta il favorevole andamento delle entrate per accelerare la riduzione del debito e non restituisce ai contribuenti una quota significativa degli aumenti di gettito". Draghi ha, inoltre, criticato l'elevato livello di tassazione sui cittadini, "che rimane lo stesso del 2007", bocciato il taglio dell'Ici "perché non coerente con l'obiettivo di rafforzare l'autonomia tributaria degli enti territoriali" e definito "poco efficace il bonus sugli incapienti". Una bocciatura su tutta la linea quella del governatore che ha trovato sponda nelle parole del Presidente della Corte dei Conti. "Il quadro alla base della manovra di bilancio per il 2008 - ha affermato Lazzaro - ci prospetta una situazione dei conti pubblici e scelte di copertura dei maggiori oneri che non possono non destare perplessità e preoccupazione". Perplessità sono state espresse dal presidente della Corte dei Conti anche per la scelta del governo di non destinare con la manovra l'extragettito alla riduzione del deficit e del debito.Di fronte alle critiche sulla Finanziaria, Romano Prodi è sempre più nervoso, tanto da replicare in maniera stizzita ad Almunia: "L'Ue ci lasci governare". Il premier ha assicurato che procederà attraverso "un rigoroso e coerente rispetto dei conti pubblici", ma che il pareggio di bilancio arriverà solo nel 2011. Contro Almunia si sono schierati anche Fausto Bertinotti e tutta la sinistra radicale. "Mi pare che Joaquin Almunia abbia improntato tutto il suo ruolo e la sua funzione - ha osservato il Presidente della Camera - a gendarme dell'ortodossia che debbo rispettare, ma non è detto che uno debba genuflettersi". Quanto ai rilievi alla finanziaria del governatore della Banca d'Italia, Bertinotti ha sottolineato che con Draghi, "c'è una diversità di ruoli, lui ha l'autorità della moneta e come governatore della Banca centrale non viene eletto dal popolo e risponde giustamente, dal suo punto di vista, ad altre istanze".Altero Matteoli ha invitato Prodi a riflette sulle stroncature che giungono da tutte le parti alla manovra: "Prima il Fondo Monetario, poi il commissario europeo Almunia, oggi il Governatore, Draghi, e il Presidente della Corte dei Conti, Lazzaro, hanno stroncato con giudizi negativi e allarmanti la finanziaria ed il decreto legge collegato. Si tratta - aggiunge il Presidente dei Senatori di AN - di una bocciatura senza precedenti che dovrebbe far riflettere seriamente Prodi, Padoa Schioppa e l'intero governo". Per Matteoli "non sarà certo con l'irritazione verso Almunia o verso le altre autorità economiche che Prodi potrà cavarsela, provando a giustificare il suo fallimento dopo aver ingannato i cittadini sulle diminuzione delle tasse e sulla spesa pubblica. Non si sbaglia - ha sottolineato l'esponente di AN - quando si afferma che questa manovra serve soltanto al Governo ed alla maggioranza per sopravvivere e per nulla al Paese. La debolezza di questo Governo è altresì provata dalla dichiarazione del presidente della Camera assolutamente fuori luogo. Sabato prossimo chi vorrà - ha concluso Matteoli - ha una buona opportunita' per protestare contro Prodi alla manifestazione di An a Roma".Per Mario Baldassarri, "la Corte dei Conti ha oggi certificato che il disavanzo quest'anno sarebbe stato di 1,2% del Pil, se, come giustamente ha rilevato la Corte, le maggiori entrate fossero andate a coprire, come dovevano, il disavanzo e non aumenti di spesa - ha sottolineato il Capogruppo di AN in Commissione Bilancio del Senato. Il Governo invece lo ha raddoppiato al 2,4%. Il timore è che, come nel 2007, avvenga lo stesso anche nel 2008: con un andamento delle entrate, già oggi palesemente sottostimato per 13 miliardi, che non andrà a ridurre l'indebitamento netto ma probabilmente a finanziare ulteriori aumenti di spesa. E in questo caso, per un fatto puramente aritmetico, la pressione fiscale, a differenza di quello che la Corte ha rilevato come non in sostanziale diminuzione nel prossimo triennio, aumenterebbe ulteriormente".Inoltre Baldassarri ha fatto notare come l'aumento di spesa concentrato prevalentemente su due decreti legge, il decreto di luglio 2007, convertito in legge il 2 agosto, e il decreto primo ottobre, che secondo le valutazioni del governo implicano circa 14,5 miliardi tra maggiori spese e minori entrate, "non sono ancora coperti, visto che la copertura indicata dal Governo nel Bilancio di assestamento non è ancora stato approvato dal Parlamento".Rivolto al Presidente della Corte dei Conti, l'ex Viceministro all'Economia ha chiesto se "dal punto di vista formale e giuridico non sia necessario da parte del Governo assumere la decisione di sospendere gli effetti di quei disegni di legge e di quei decreti, in totale contrasto con l'articolo 81 della Costituzione, almeno fino a quando il Bilancio di assestamento non venga approvato. E che nel Bilancio di assestamento vengano fatti emergere formalmente quelle maggiori entrate che il Governo ha indicato nel corso dei mesi scorsi in 25 miliardi circa rispetto agli andamenti indicati a dicembre del 2006. Io non ho ancora capito - ha concluso Baldassarri - e forse la Corte dei Conti ha maggiori elementi per spiegarcelo, come mai nella nota di variazione al Dpef queste maggiori entrate apportate sono soltanto pari a 19 miliardi e come mai nel Bilancio di assestamento queste maggiori entrate sono soltanto apportate per 12 miliardi".
Da: destrasenato.it
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