E.B.
giovedì 3 luglio 2008
DI PIETRO E LA FIGLIA
«Io sono sempre stato a difesa della legalità»: anche se ci sono di mezzo i figli. Anna Di Pietro, studia alla Bocconi, e nel 2006, viene assunta dalla Editrice Mediterranea, che pubblicava il giornale dell’IdV, ma in redazione non viene mai vista, neanche per ritirare la busta paga (mai ritirata, ma i contributi sono stati pagati e da chi?). L’assunzione è finalizzata allo svolgimento del praticantato necessario per sostenere l’esame di giornalista professionista: in realtà Anna non ha mai lavorato e nel luglio 2007, Tonino pone fine al rapporto di lavoro tra l’editrice ed il giornale, riprendendo la titolarità della testata. A Gennaio, dallo staff di Di Pietro (mai personalmente!) con una serie di telefonate, viene chiesto alla direttrice Delia Cipullo, di certificare l’avvenuto praticantato di Anna che, a fronte di una posizione contributiva “formalmente“ corretta, non presenta una reale partecipazione alla vita del giornale: dice la Cipullo «Non firmo la certificazione perché non sussistono gli estremi per farlo. Il praticante deve stare in redazione e io Anna Di Pietro non l'ho mai vista nemmeno una volta. Non ha mai ritirato le buste paga. A tutt'oggi è ancora una dipendente della Editrice Mediterranea, malgrado tutto, non l'abbiamo licenziata. Però fino ad ora non ha mai lavorato, e quindi non posso firmare alcunché». Una questione di rispetto della legge, in teoria lui dovrebbe capirlo, ma, si sa, i figli “so' piezz 'e core”, e un uomo che fonda le sue fortune politiche sulla fama di rigoroso cultore delle regole ,non può farsi beccare in un plateale fallo di nepotismo. Se il comportamento di Berlusconi che “raccomandava” attrici e veline, senza che ne avesse un utile, viene definito da Tonino come assimilabile a quello del “magnaccia”, si può usare la stessa espressione nei suoi confronti (con l’aggravante che c’è un interesse personale nella vicenda).
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