martedì 24 febbraio 2009

FRANCESCHINI E LA COSTITUZIONE

Un altro mistero buffo

L’on. Franceschi è il nuovo segretario del PD, anzi il vecchio dato che ha condiviso e condivide quanto fatto da Veltroni: questo atteggiamento ha già dato i suoi frutti e Berlusconi ringrazia. Tutto sommato forse era meglio il primo perché di Franceschini non si può dire se non che è elegante: quanto al suo pensiero politico è prematuro parlarne. L’atto formale con cui si è presentato agli italiani è stato un capolavoro di ambiguità e di ipocrisia cattocomunista: io stesso, giovane docente, appena (finalmente) immesso in ruolo, ho giurato, ho voluto giurare sulla Costituzione e l’ho fatto con altri giovani colleghi, sinceramente presi dalla importanza del nostro giuramento, nel corso di una cerimonia indetta per l’occasione: lo ricordo ancora quel giuramento, di una semplicità e di un impegno eccezionale «Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione». Un sindaco appena eletto giura nelle mani del prefetto e certo non giura sulle figurine o sulla Bibbia o sul Corano ma sulla Costituzione. Un onorevole, per il solo fatto di essere tale, molto probabilmente giura, per lo meno simbolicamente, nelle mani del Presidente della Repubblica depositario della Costituzione perché, al momento del suo insediamento lui stesso giura. E questo signore fa vedere che giura sulla costituzione perché è un simbolo: ma questo è un simbolo che si deve tenere nel cuore sempre: cosa ha fatto finora? Non aveva mai giurato? E con che legittimazione morale (quella elettorale l’aveva già) questo onorevole si arroga il diritto di rappresentare gli italiani? Perché non tutti sanno che i nostri parlamentari non hanno vincolo di mandato e quindi Franceschini non rappresenta solo la sua Ferrara, ma anche la mia Vasto, anche me! In realtà il gioco ipocrita di Franceschini è fin troppo evidente: far finta di giurare sulla Costituzione per ribadire il concetto che “qualcuno” se ne freghi di questa e quella per instaurare quel famoso regime di cui, accodandosi ad un Di Pietro sempre più pieno di sé, si va cianciando. Ma è possibile che non ci sia un giudice, un PM che veda nelle affermazioni di Franceschini, Di Pietro e soci il reato di “diffusione di notizie false e tendenziose”, di “procurato allarme”? E’ possibile che questi che blaterano di “regime” stiano sempre in televisione a manifestare contro il regime e nessuno se ne accorge? A Napoli dicono, di un individuo come loro, che “chiagne e fotte”: soprattutto “fottono” i babbei che credono a queste menate.

Elio Bitritto

1 commento:

Anonimo ha detto...

Franceschini mena il can per l'aia,per passare indenne le elezioni amministrative ed europee e dimostrare che Abruzzo e Sardegna non vogliono dir niente