mercoledì 16 luglio 2008

DI PIETRO E LA COMPAGNIA DEI GUITTI

Mussolini diceva che governare l’Italia non era difficile, ma inutile: così, tentare di dialogare con Di Pietro, è ugualmente inutile ma, peggio, significa qualificarlo come interlocutore affidabile. Un uomo robusto con due braccia robuste, scarpe grosse e cervello fino: insomma il classico “due braccia rubate ai campi”, che ogni tanto si ripropone quando troneggia sul trattore “fuori legge”. E non poteva essere diversamente, dato che appoggiarsi a fenomeni come la Guzzanti o Grillo, lo qualificano ulteriormente per quello che è, l’uomo forte della sinistra! Con un Grillo parlante e vociante, capace di furbeschi “vaffa” che alimentano e fanno lievitare i suoi cachet, con una Guzzanti, evidentemente perfetta conoscitrice dell’ambiente, anche se non fa menzione di cosa abbia “succhiato” (le mentine per lavorare in RAI), forse anche adusa alla frequentazione di “ferocissimi (qualcuno dice frocissimi) diavoli attivi”, anche lei con la speranza di far lievitare i suoi cachet, con personaggi prestati alla pseudo-politica come Travaglio e Flores D’Arcais, si è costituita una tetrarchia che fa capo ad un aspirante capataz cui gli italiani nulla devono, perché tutto ciò che ha fatto e detto, era ed è in funzione della sua autopromozione. Ci si può fidare di questo individuo, circondato da individui della fatta della tetrarchia? Più che muovere le masse, Di Pietro è individuo che muove le masserie: magari un giorno si renderà conto di ciò che dice e fa, l’uomo del monte (nero) che ha detto sì a mille altre piazze, dimostrando il suo alto senso della democrazia e dello stato.

E.B.

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