giovedì 26 luglio 2007

Le intercettazioni minano l'Unione.SCONTRO MASTELLA-DI PIETRO E PRODI FA IL PONZIO PILATO.L'ex pm attacca il Capo dello stato


24/07/2007 - LA RICHIESTA al Parlamento del gip di Milano Clementina Forleo di poter utilizzare le intercettazioni telefoniche di D'Alema, Fassino e Latorre con l'ex numero uno di Unipol Consorte nell'inchiesta sulla scalata alla Bnl nel 2005, ha scatenato un durissimo scontro tra il Guardasigilli Mastella e l'ex pm di Mani pulite Di Pietro. Nell'ordinanza inviata alle Camere la Forleo ha sottolineato che i vertici Ds "appaiono non passivi ricettori di informazioni pur penalmente rilevanti, nè personaggi animati da sana tifoseria per opposte forze in campo, ma consapevoli complici di un disegno criminoso di ampia portata". Per il gip di Milano, "sarà proprio il placet del Parlamento a rendere possibile la procedibilità penale nei confronti dei suoi membri". Parole che hanno creato tensione nel governo, con Mastella che ha dato mandato ai suoi uffici di acquisire la richiesta inoltrata dalla Forleo al Parlamento ravvisandovi delle 'abnormità'. Immediata la reazione di Di Pietro, "quella del Guardasigilli è una entrata a gamba tesa, perché la sua decisione di mettere sotto inchiesta i giudici di Milano mina l'indipendenza della magistratura". Il leader dell'Italia dei valori si è augurato che "non ci sia alcun tentativo di fermare le indagini e che il Parlamento dia la possibilità al giudice di giudicare con tutte le carte in mano, altrimenti non farebbe l'interesse del Paese e nemmeno degli interessati". Entrando nel merito dell'inchiesta, Di Pietro si è detto disposto a metterebbe la mano sul fuoco "sull'integrità morale di Fassino", nulla si è però lasciato scappare sul suo collega di governo D'Alema e Latorre.Posizione che ha spinto Mastella a investire della questione direttamente il premier Romano Prodi, perché "se Di Pietro ha qualche dubbio di moralità su alcuni partner di governo è meglio che si dimetta". Un intervento di Prodi era stato invocato per primo da Altero Matteoli, "Adesso Prodi non può sottrarsi, dovrà dire se concorda con Mastella oppure con Di Pietro, e la sua risposta non è cosa di poco conto. Di fronte ad uno scontro così violento - ha aggiunto il capogruppo di An al Senato - che evidenzia le posizioni inconciliabili di due ministri su una questione dai risvolti politici ed istituzionali di primissima grandezza, il presidente del Consiglio, quale responsabile dell'indirizzo politico del governo, non può tacere".Ma il professore si era limitato, con tre giorni di ritardo, a telefonare ai vertici diessini per esprimere la sua solidarietà. Sul caso è invece intervenuto il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che dinanzi al Csm ha invitato i giudici "a non inserire in atti processuali valutazioni e riferimenti non pertinenti e chiaramente eccedenti rispetto alle finalità dei provvedimenti". Il riferimento alle parole utilizzate nell'ordinanza dal gip Forleo nei confronti di D'Alema, Fassino e Latorre è evidente. Ma la magistrata milanese non intende arretrare e replica a chi l'accusa di aver sconfinato dai propri poteri che, "rimarrò soggetta, come sempre, solo alla legge". Critico con Napolitano è l'ex pm Di Pietro che considera "ingiustificato e fuori luogo l'attacco al giudice Forleo, la cui unica colpa è stata quella di voler acquisire degli elementi probatori per capire se alcuni parlamentari fossero stati o meno aggirati dai cosiddetti 'furbetti del quartierino'".Intanto, il procuratore generale della Cassazione, Mario Delli Priscoli, che può disporre procedimenti disciplinari sull'attività dei magistrati, ha deciso di mettere sotto inchiesta la Forleo, facendosi consegnare l'ordinanza inviata alle Camere.Dai Ds, Fassino ha ribadito la sua estraneità e quella dei vertici del partito a qualsiasi "disegno criminoso" e ha lanciato un durissimo attacco al gip di Milano: "Non le riconosco il diritto di precostituire giudizi infondati senza accertamenti". Mentre D'Alema si è dichiarato "disponibile a fornire eventuali chiarimenti al magistrato ma - ha aggiunto - spetta al Parlamento giudicare la congruità delle richieste". Sul caso delle intercettazioni è intervenuto anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti: "In questa fase i parlamentari devono non solo dimostrare di essere al di sopra di ogni sospetto ma anche di non avere neppure un'apparenza di privilegio e, quando l'avessero, dovrebbero disporla in modo da avviare una discussione politica senza nessun elemento di turbamento".Parole che hanno provocato la stizzita reazione di Fassino, "ho trovato sgradevole che Bertinotti abbia usato espressioni che fanno ritenere che qualcuno tra di noi richiedesse privilegi". Il segretario dei Ds ha poi dichiarato di non temere che le Giunte per le autorizzazioni di Camera e Senato accolgano la richiesta del gip di Milano, Clementina Forleo, per poter utilizzare le intercettazioni ai fini dell'indagine sulla scalata di Unipol a Bnl. Per Altero Matteoli "è positivo che i vertici dei Ds mostrino di essere favorevoli alla concessione dell'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni che li riguardano, ma le Giunte di Camera e Senato hanno il diritto-dovere di affrontare con il massimo approfondimento la questione. La vicenda - ha osservato il caprogruppo di An - non riguarda solo i parlamentari di cui trattasi, ma il ruolo che la Costituzione assegna a ciascun parlamentare quale rappresentante popolare. Sono certo, pertanto, che l'esame delle richieste del Gip di Milano - ha sottolineato Matteoli - sarà svolto con il massimo equilibrio, fuori da ogni condizionamento esterno, senza pregiudizi e senza sconti, avendo presente da un lato le esigenze di non bloccare il corso degli accertamenti giudiziari e dall'altro le prerogative dei massimi organi della nostra democrazia".

Da: destrasenato.it

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