Terroristi della parola
Alla mia età continuo ad avere l’illusione che qualcosa possa cambiare, naturalmente in meglio: invece continuo a sentire e vedere le stesse cose da anni: cose che viste una volta possono anche essere accolte con curiosità e, a volte, pure apprezzate; la seconda volta hanno un successo inferiore, la terza, inevitabilmente, scadono nel “deja vu”. Ebbene, sono ormai decenni, che le manifestazioni di piazza organizzate dalle sinistre e da alcuni studenti itineranti, sono autoreferenziali e sempre identiche, diventando sempre più demenziali (dato che vanno di pari passo con il livello di istruzione degli stessi). Avevo fatto una raccolta di questi slogan ma francamente mi sono parsi così elementari che ho temuto potessero essere usati contro di loro dai genitori. Tra l’altro mi sono imbattuto in un blog in cui uno studente, ancora più sprovveduto, chiedeva che qualcuno inventasse uno slogan contro la Gelmini. Ma i titoli e titoloni di alcuni giornali sono invece molto più significativi della barbarie con cui le sinistre esprimono il loro dissenso: l’Unità, con un salto culturale notevole, apre con un “Apartheid scolastico”; Liberazione si esibisce con un triplo salto mortale inventandosi un signorile “Deputati razzisti e fuorilegge”; molto più fine il Manifesto che si limita a “Razzismo in classe”. All’interno, poi, delle suddette pagine, si rincorrevano “discriminazione”, “riforma di squisita marca reazionaria”, “pesante tassello nella costruzione di un paese del razzismo reale”, “saldatura tra il razzismo di stato ed il razzismo popolare” per concludere con altre demenziali espressioni tipiche dei paesi del cosiddetto socialismo reale, che evito di riproporre per rispetto ai nostri lettori.
E.B.
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