GIORNI CALDI NELL'UNIONE. La sinistra radicale minaccia una stagione di conflitto in Parlamento e nelle piazze se il governo non accetterà di modificare il protocollo sul welfare e sulle pensioni (superamento dello scalone previdenziale con il sistema degli scalini più le quote; decontribuzione fiscale per le ore di straordinario e sostanziale conferma della legge Biagi). A Rifondazione comunista, Sinistra democratica, Verdi e Comunisti italiani, non sono affatto piaciute né le misure contenute nel documento sottoscritto la scorsa settimana da Prodi e le parti sociali, né il modo in cui è stata impostata la trattativa, che li ha visti ancora una volta tenuti ai margini. L'accordo è andato di traverso anche alla Cgil, che lo ha firmato solo in parte. Decisione che ha spinto Romano Prodi a scrivere una lettera con toni minacciosi a Epifani per indurlo a sottoscrivere per intero il protocollo. Lettera che non è piaciuta al segretario della Cgil, perchè giudicata "non soddisfacente". Nella riunione di venerdì a Palazzo Chigi, i ministri Ferrero, Mussi, Bianchi e Pecoraro Scanio avevano alzato le barricate e ottenuto dal premier la rassicurazione che il documento si sarebbe tradotto in un articolato che sarebbe sbarcato in Parlamento senza blindatura. Ma alla lettura dei giornali di sabato che titolavano sull'ennesima resa di Prodi alla sinistra radicale, il portavoce Silvio Sircana ribadiva in una nota "la sostanziale non emendabilità del protocollo".Quanto bastava a far divampare l'incendio all'interno della maggioranza. Paolo Ferrero ha subito annunciato un autunno caldo per il governo. Parole che hanno trovato conferma nel segretario del Prc, Franco Giordano, secondo il quale "si apre un conflitto, una stagione di mobilitazione politica e sociale. Dall'esito di questo conflitto dipenderà il nostro voto in Parlamento". Il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, ha minacciato di ricorrere alla politica delle mani libere "se il governo non trova nuovi punti d'intesa su pensioni e welfare prima di affrontare il Parlamento". Diliberto ha poi invitato Prodi a tenere conto dei 150 parlamentari della cosiddetta sinistra radicale, senza i quali non potrebbe rimanere a Palazzo Chigi. Il professore ha poi tentato di smorzare i toni della polemica con gli alleati: "Si fanno quelle cose che abbiamo promesso. Le avevamo promesse per un'intera legislatura - ha sottolineato Prodi - è passato meno di un anno e non si può pensare di averle tutte. Venerdì c'è l'ultimo Consiglio dei ministri e spero si possa avere un pò di riposo. Dopo l'estate penso a una ripresa più armonica e più serena - ha aggiunto speranzoso il premier - in cui si mettono a confronto i pro e i contro, in cui si vede che cosa si è raggiunto e come sta meglio il sistema economico".
Da: destrasenato.it
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