"Per convenienza potrei anche dire che le ragioni del declino economico dell'Abruzzo siano dovute agli errori dei miei predecessori ma la verità è che, se all'inizio degli anni '90 si è arrestata completamente la crescita della nostra economia, lo si deve principalmente a due fattori: l'eliminazione dell'istituto della Cassa per il Mezzogiorno che garantiva al meridione un flusso pressoché ininterrotto di danaro a fondo perduto e la fine del regime di agevolazioni e di esenzioni fiscali che facevano della nostra regione un autentico paradiso fiscale". Lo ha sostenuto, questa mattina, a Pescara, il presidente della Regione, Gianni Chiodi, intervento al convegno "La rincorsa è finita. L'economia abruzzese tra trasformazione e crescita" che si è tenuto presso la Facoltà di Economia, in un'aula "Federico Caffè" stracolma di studenti che hanno apprezzato molto il suo discorso. Al convegno hanno partecipato anche il docente di Politica Economica Giuseppe Mauro, Piergiorgio Landini, direttore del Dipartimento di Economia e Storia del Territorio, Riccardo Calogero Marrollo, presidente di Confindustria Abruzzo e l'ex ministro Remo Gaspari, protagonisti di un dibattito moderato dal direttore del quotidiano "Il Centro", Luigi Vicinanza. "Un altro aspetto da prendere in considerazione nell'analisi dei percorsi economici della nostra regione - ha rimarcato il Presidente - è, senza alcun dubbio, l'elevata stabilità del sistema politico e la continuità dell'azione di una classe dirigente che ha retto le sorti del Paese e dell'Abruzzo per oltre un trentennio. Merito, dunque, di personaggi come il ministro Gaspari per aver avuto le giuste intuizioni a vantaggio dello sviluppo di una delle regioni più arretrate del dopoguerra ma bisogna anche mettere in conto la capacità, per chi era al governo, di aver avuto a disposizione il tempo necessario per realizzare questo sviluppo. Il rovescio della medaglia - ha aggiunto Chiodi - è, però, l'aver determinato questo boom economico ed infrastrutturale contribuendo a costruire il terzo debito pubblico al mondo in rapporto al Pil. Oggi questo non è più possibile e non dobbiamo dimenticarlo quando si valuta l'operato di un amministrazione pubblica". Il presidente Chiodi ha, inoltre, posto l'accento su deficit infrastrutturale che ancora oggi penalizza l'Abruzzo. "Rispetto ad un sistema autostradale che favorisce i collegamenti con la capitale e quelli tra zone interne e coste - ha sottolineato - esiste un gap che la nostra regione non è riuscita a colmare ed è quello relativo alle infrastrutture portuali ed aeroportuali per il quale l'Abruzzo vanta il tutt'altro che invidiabile primato di più basso tasso di infrastrutturazione a livello nazionale. Adesso siamo chiamati ad operare solo con le nostre forze - ha detto ancora Chiodi - ma il debito della Regione, solo se si considera il periodo che va dal 2000 al 2007, è passato da 500 milioni di euro a ben 4 miliardi di euro. Nonostante ciò, i due governi di segno diverso che si sono avvicendati in questi anni hanno entrambi perso le elezioni e questo significa principalmente una cosa: che il clientelismo non paga affatto e che i cittadini abruzzesi non ne possono più della dispersione di risorse a fini elettorali. Si è creato un pozzo senza fondo come la sanità dove è finito e continua a finire gran parte del nostro Bilancio anche a causa del fatto che in Abruzzo esistono addirittura trenta presidi ospedalieri, tra pubblico e privato, in una realtà territoriale dove forse ne basterebbero molti meno. Mettiamo fine allo stipendificio della politica - ha continuato Chiodi - ma la gente deve essere consapevole che l'unica strategia possibile è favorire l'economia della conoscenza, l'unico prodotto durevole che saremo in grado di vendere nei prossimi decenni. Altrimenti dovremo rassegnarci a diventare un Paese fornitore di manodopera a basso costo". Chiodi ha poi ricordato l'esempio della rigida ma necessaria politica di riforme impopolari portata avanti negli anni '80 dal premier britannico Margaret Tatcher che, nonostante ciò, è stata più volte premiata dall'elettorato. "Quindi - ha affermato il Presidente - l'unica rivoluzione di cui ha veramente bisogno il Paese e' quella meritocratica. L'uguaglianza rappresenta un valore da salvaguardare nel senso di dare a tutti le stesse opportunità ma poi deve prevalere il merito. Ecco perché ci aspettiamo molto dai giovani per riuscire a scardinare alcuni modelli culturali che purtroppo si sono imposti. La politica va fatta con la testa e non con la pancia ed è per questo che soprattutto ai giovani dico di impegnarsi in politica perché le scelte che vengono compiute entrano nelle case di tutti. Sacrosanto, dunque, chiedere la riduzione dei costi della politica e posso garantire che, nel concreto, ho proposto, in sede di discorso programmatico, l'abbassamento del 10% dei compensi dei componenti di Giunta e Consiglio regionale e la rimodulazione del sistema pensionistico ad essi collegato ma bisogna comprendere che questo sarà solo un atto eticamente corretto ma che non potrà da solo incidere in modo sostanziale sull'indebitamento regionale."
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